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Desperate Surfer's Wife

  >  Storie DSW   >  Spostamenti   >  4° Tappa: Dallas

Da San José in California, voliamo verso Dallas in Texas. Ma non preoccupatevi, se tutto va bene mancano solo 20 ore di viaggio o giù di li, e tre aerei.

Che dire, arrivi fino a San José in California e non fai neanche una capatina a Dallas? Caspita, tanto ormai eravamo in ballo.

Dopo la nottata passata in aeroporto a San José, ci imbarchiamo con American Airlines di nuovo con armi e bagagli, destinazione Dallas. Deo gratias Emanuele stavolta aveva deciso di non portarsi al seguito la tavola con sacca annessi e connessi…che ci mancava giusto giusto da scorrazzare una sacca di due metri e passa per mezza America. Detto con tutta sincerità, non ricordo neanche come sia andato il volo, se siamo riusciti a stare seduti vicini, ricordo vagamente che anche loro distribuivano biscotti al caffè – ma potrei anche dire una fesseria – e giustamente IO CONTINUO AD ODIARE IL CAFFE’! Per il resto, mi pare non ci siano stati grandi colpi di scena. E meno male. Che di emozioni ne avevamo già avute da scriverci tre libri. Giunti a Dallas, mini passeggiatina giusto per appurare che un magnete ricordo costava un’esagerazione, considerando le tappe che avevamo già fatto in cui era d’obbligo acquistare una calamitina-frigo, ci eravamo praticamente già bruciati mezzo budget, quindi niente souvenir. Piccola pausa pranzo a base di sandwhich vegetariani e super succo d’arancia – che negli States nun se sà, ma sono sempre da paura! – un paio di passaggi al bagno ed uno  a questo punto potrebbe pensare: siamo giusto pronti per imbarcarci! E invece no, cacchio ma quanto poco lo volevamo far durare questo viaggio? Che non te le sparavi cinque ore di attesa anche in Texas? Quindi, una volta accampati presso la porta d’imbarco: partitina a tresette – che non guasta mai – sguardo nel vuoto per un paio d’ore, connessione wi-fi e messaggiata con amici e famiglia per avvertire che eravamo ancora vivi.

Vi chiederete, se hanno avuto tutto questo tempo, potevano pure scattare qualche foto carina che aiutasse lo storytelling. E allora io vi chiedo: provateci voi a viaggiare per 60 ore consecutive e avere ancora voglia di cliccare a destra e manca!

Ergo, fatevi bastare la foto che trovate qui di seguito, sfocata, monotematica, ma molto esplicativa: potete intravedere DALLAS scritto più volte ed una serie di altre città. Insomma, mi piaceva la texture ed il significato intrinseco delle parole. Ponetevi le domande e rispondetevi anche da soli, che io devo continuare con il mio racconto.

Si, è vero, vorrei fare la travel blogger ma ancora sta mania di immortalare tutto quello che mi capita davanti agli occhi non ce l’ho. Mi impegnerò di più al prossimo viaggio, prometto.

Aeroporto Internazionale Dallas Fort Worth

Dove eravamo rimasti? Allo sguardo catatonico, ed ecco, finalmente TA DAAAAA: Passengers traveling on flight n… to San Josè COSTA RICA… please proceed to gate immediately. Forse forse, anche Dallas la stavamo lasciando incolumi ed ancora innamorati l’uno dell’altra – e non dite che questa non sia una prova che non tutti sarebbero in grado di superare senza AMOREVOLMENTE scannarsi a vicenda!

Però, per continuare con la sequela di fortunati eventi, che volevamo viaggiare seduti uno accanto all’altra?!? Stavolta, si!!! E pensate, per un attimo avevo anche sperato che il misterioso passeggero, leggittimo proprietario del posto finestrino accanto a me – che tra maschio e femmina, secondo voi, chi si siede sempre lato corridoio? – potesse non presentarsi a lasciarmi godere del panorama Texano. Manco per niente. Quando ormai il volo sembrava chiuso e mi ero appena, timidamente, spostata di sedile, ecco presentarsi un loquace californiano, passato già per il corridoio un paio di volte adocchiando il posto vuoto e scuotendo la testa deciso in un esplicito “No no, quello mica è il mio posto”. Infatti… In men che non si dica, mi ritrovato tra Emanuele ed Occhio di Lince che allegramente conversavano tra l’inglese e lo spagnolo, che a lui mica interessava il panorama, voleva solo attaccare bottone. Ed io odio attaccare bottone in aereo, soprattutto in inglese, soprattutto quando non dormo da due giorni.

Che emozione. Ci siamo. QUASI!

Comunque, basta lamentarsi, ormai è praticamente andata, che voglio di più!?